Le ernie e la Medicina Cinese
L’ernia è una frase silenziosa e significativa che il nostro corpo pronuncia senza usare la voce per esternare e renderci noto un proprio bisogno.
Fisicamente, un’ernia è una fuoriuscita: di un organo o di una parte di esso dalla cavità che normalmente lo contiene.
Una sorta di uscita di scena dal teatro ordinato e preciso dell’anatomia del nostro corpo, un’invasione pacifica, che in qualche modo ci costringe a notarla... e a fermarci.
Che sia inguinale, ombelicale, crurale o discale, ogni ernia rappresenta simbolicamente una rottura della tenuta, un cedimento del contenimento.
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, il vero messaggio che il nostro corpo ci vuole trasmettere con un'ernia sta nel vuoto che si è creato, nel pieno che ha cercato una via d’uscita.
È energia che non trova più la sua strada.
È una spinta senza guida, una salita senza contenimento, un movimento inopportuno del Qi, la nostra energia vitale.
Spesso, questa spinta si genera a causa di un’insufficienza del Jiao inferiore, il “calderone” energetico che si occupa delle funzioni di trasformazione ed eliminazione, ma anche della stabilità profonda.
Una debolezza della milza, che non riesce più a “tenere il Qi in alto”.
Una deficienza del rene, che non riesce a sostenere le strutture ossee e muscolari.
Oppure, al contrario, una stagnazione del fegato, che spinge troppo, un po' come quando il vento spine così tanto che sembra voler sfondare le porte e le finestre.
Nel linguaggio dei Maestri antichi, si diceva che quando lo Yang è troppo forte e lo Yin non tiene, l’essenza trabocca. Quando il contenitore è stanco, anche una piccola pressione fa cedere le pareti.
Le ernie, secondo la medicina cinese, sono quindi spesso il risultato di uno o più squilibri energetici:
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Deficienza di Qi e Yang di Milza e Rene: Il corpo non riesce più a sostenere i propri organi, i muscoli perdono tono, il tessuto connettivo si rilassa.
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Stagnazione del Qi di Fegato: L’energia, invece di fluire armonicamente, si blocca o preme in modo disordinato, creando tensione interna e pressione localizzata.
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Accumulo di Umidità e Freddo: Rallentano il metabolismo energetico e indeboliscono la forza contenitiva del sistema digestivo e muscolare.
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Traumi fisici e sforzi eccessivi: Un sollevamento sbagliato, uno scatto improvviso, possono “strappare” l’equilibrio già precario.
Ogni ernia, simbolicamente, vuole essere anche un insegnamento: ci dice che abbiamo spinto troppo o trattenuto troppo. Che non ci siamo ascoltati. Che una parte di noi ha tentato la fuga, forse per sopravvivere.
La medicina cinese ci invita quindi a leggere questo linguaggio sottile ed a chiederci:
— Dove sto cedendo, nella mia vita?
— Cosa non riesco più a contenere?
— Quale pressione interna mi ha spinto oltre il mio limite?
Per trattare un’ernia secondo i princìpi della MTC, dobbiamo restaurare l’equilibrio tra contenuto e contenitore.
Il trattamento mira a tonificare, rilassare, armonizzare.
Ecco i quattro pilastri energetici da considerare:
1. Tonificare la Milza (Pi) e il suo Qi ascendente: per aiutare a “tenere su” ciò che tende a cadere.
2. Rafforzare i Reni (Shen): per restituire forza e stabilità strutturale, soprattutto a livello lombare.
3. Muovere il Qi del Fegato (Gan): per evitare che la tensione interna provochi ulteriori rotture o compressioni.
4. Sciogliere l’Umidità e il Freddo: per riportare calore e fluidità nelle zone coinvolte.
La scelta dei punti varia a seconda della localizzazione e della costituzione del paziente, ma cinque punti sono spesso centrali nel trattamento energetico delle ernie:
1. ST36 - Zusanli (Gamba di tre miglia)
“Il punto che rafforza il mondo.”
Tonifica il Qi e il sangue, rafforza la milza, sostiene l’energia ascendente. È una specie di colonna portante del corpo.
2. CV6 - Qihai (Mare del Qi)
“Qui si raccoglie l’energia del cielo e della terra.”
Rafforza lo Yang, stabilizza il basso ventre, contiene e sostiene. Utile in tutte le forme di cedimento del Jiao inferiore.
3. BL23 - Shenshu (Punto Shu del Rene)
“Le radici della montagna.”
Tonifica i reni, rafforza i lombi, dà sostegno alla colonna e alla struttura muscolare.
4. LR3 - Taichong (Grande Assalto)
“Il cancello della rabbia trattenuta.”
Drena il fegato, calma la tensione interna, permette al Qi di fluire senza danneggiare.
5. SP6 - Sanyinjiao (Incontro dei tre Yin)
“Il crocevia del nutrimento femminile.”
Tonifica milza, fegato e rene, armonizza tutto il sistema Yin, utile nelle condizioni croniche.
Esistono altre vie energetiche per trattare o sostenere chi ha una o più ernie:
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Tuina e tecniche manuali: Massaggi mirati che aiutano il Qi a muoversi e stimolano i meridiani coinvolti.
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Moxibustione: Applicazione di calore su CV6, CV4 e BL23 per rinforzare l’energia e sciogliere il freddo.
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Qi Gong terapeutico: Esercizi di respirazione e movimento per tonificare la parte inferiore del corpo e rafforzare il centro.
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Fitoterapia cinese: Ricette a base di erbe come Bu Zhong Yi Qi Tang, famosa formula per “sollevare il Qi” e sostenere le strutture centrali.
In aiuto di chi soffre di ernie accorrono anche altre discipline olistiche:
Yoga terapeutico
Molte scuole yoga propongono posizioni dolci che aiutano a rafforzare l’addome profondo e ad allungare la colonna vertebrale, come:
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Viparita Karani (posizione delle gambe al muro)
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Setu Bandhasana (ponte supportato)
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Mula Bandha (chiusura del perineo per contenere l’energia)
Osteopatia
Lavora sul contenimento viscerale e sul riequilibrio della pressione intra-addominale, migliorando il tono fasciale.
Meditazione e consapevolezza corporea
Le ernie possono essere affrontate anche come segnali di “fuga energetica”. Meditare aiuta a ritrovare il centro, a ridare stabilità interiore.
C'è una poesia in Oriente che recita:
“Ciò che si rompe è ciò che esiste.
Ma anche la crepa lascia passare la luce.”
Possiamo considerare quindi ogni ernia come una piccola apertura da cui fuoriesce la pressione del mondo.
Ma anche un invito a ricomporci. A rientrare in noi. A creare nuovi confini, più morbidi, più sinceri.
Nella visione taoista, ciò che è pieno tende a svuotarsi. Solo il vuoto può accogliere davvero.
L’ernia ci chiede di rallentare, di ascoltare, di ritrovare il nostro baricentro — non solo fisico, ma anche emotivo.
Di non trattenere più, ma nemmeno spingere.
Di tornare a vivere con Wu Wei, la non-azione attiva.
Proprio come fa una foglia di un albero che non oppone resistenza, eppure non cade mai fuori dal suo tempo.
Le ernie sono quindi quasi un grido dell’energia che vuole essere vista. Curarle non è soltanto riparare fisicamente un danno, ma ricostruire il dialogo tra dentro e fuori, tra pressione e contenimento, sostanzialmente tra Cielo e Terra.
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